Riassunto:
L’articolo intende porre l’attenzione sull’approccio alle dinamiche mentali che interessano due record del mondo: quello di Danilo Bernasconi (50 ore e 7 minuti in immersione) e quello, in preparazione, di Daniele Cassioli (record di guida per un non vedente), con relativa analisi delle peculiarità psicologiche e contestuali incontrate nella preparazione.
A partire da una visione filosofico-antropologica, in base alla quale si ritiene che i sistemi viventi siano complessi o altamente complessi, in cui vissuti, narrazioni culturali e radicamenti biologici sono in una relazione stringente, aperta e dinamica, si cerca di descrivere come, partendo dalla psicodiagnosi (attraverso la somministrazione del test di Rorschach e MMPI-2), si arrivi ad individuare punti di forza e debolezza su cui concentrare l’attenzione per aiutare il recordman nella preparazione del guinness.
Viene, inoltre, approfondito l’utilizzo della psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana, come strumento privilegiato per sintetizzare compiutamente, in fase preparatoria, espressioni esistenziali e dinamiche funzionali e prestazionali.
La psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana si pone come scopo principale quello di accedere al potenziale inconscio e alla capacità naturale di apprendere del paziente, depotenziando allo stesso tempo eventuali schemi limitanti [Erickson, 1982]. Se questo è vero, l’utilizzo della psicoterapia ipnotica applicata all’attività sportiva diventa di fondamentale importanza proprio perché si esce dalla limitante visione legata unicamente all’incremento della performance, cogliendo ed intercettando anche aspetti di difficoltà personale che possono limitare la prestazione atletica. Insomma, l’idea di base è: inutile far accelerare un motore, se questo motore presenta problemi meccanici che vanno risolti.
I due casi, relativi alla preparazione di record del mondo, dimostrano quanto sia importante questo modo di approcciare la preparazione sportiva, prestando maggiore attenzione alla cura dell’aspetto psicologico ed esistenziale e lasciando sullo sfondo –in realtà favorendo indirettamente- l’incremento delle prestazioni.
In questo contesto, si evidenzia l’emergentismo personalistico sulla, comunque, ineludibile natura biologica; in altri termini, la persona come unicità, profondità, iniziativa, creatività (De Monticelli, 2009).
In entrambi i record, sulla scorta di pochissimi dati in letteratura, si è provveduto a somministrare alcuni test per individuare punti di forza e di debolezza del singolo atleta. In particolar modo ci si è concentrati sulle scale cliniche di base dell’MMPI-2, per verificare la presenza di disturbi clinici significativi che avrebbero potuto minare i due record già dalla fase di preparazione. Inoltre, a Danilo Bernasconi, è stato somministrato anche il test di Rorschach (per Daniele Cassioli, non vedente, questo non è stato possibile), utile ad individuare aspetti di personalità, utili per arricchire il tayloring ipnotico.
I test non hanno mostrato alcun tipo di psicopatologia evidente, mostrando per D.B. un profilo di personalità tendente all’estroversione, in cui le risorse attentive, di problem solving ed emotive erano molto ben compensate, senza importanti scivolamenti cognitivi.
Viste la complessità oggettiva delle due prove, la totale assenza di difficoltà psicologiche importanti, ha permesso di affrontare la preparazione con la psicoterapia ipnotica concentrandosi sulla valorizzazione delle risorse, sul rinforzo dell’Io e sulla preparazione/desensibilizzazione delle ansie anticipatorie legate al guinness.
DANILO BERNASCONI: PREPARAZIONE E SVOLGIMENTO DEL RECORD MONDIALE DI IMMERSIONE PROLUNGATA.
Danilo (32 aa) è stato seguito per 8 mesi con sedute settimanali di psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana. Il record, precedentemente stabilito da un americano (48 h a -10mt), consisteva nel raggiungimento di 50 h in immersione prolungata, senza mai riemergere. Un’impresa, al di là dell’aspetto prettamente fisiologico-iperbarico, con importanti risvolti psicologici [Philip et al, 1989; Vaernes, 2003]: a) stress e ansie dovute alla permanenza, per più di due giorni, in un ambiente acquatico, non potendo parlare, con pericolo marcato di ipotermia, isolato da rumori, con scarsa visibilità (acqua verde scuro, con notevole presenza di alghe) e con difficoltà a nutrirsi, b) disturbi, fino alla dissociazione, nelle ore notturne, in cui la totale assenza di luce, rendeva terrorizzante sia la flora che la fauna del lago di Como, c) impossibilità, se non per poche ore (2 ore su 50), di dormire, con relativo stravolgimento dei ritmi circadiani, d) narcosi da azoto (da segnalare generale assenza di dati scientifici in letteratura, poiché nessun subacqueo è stato sistematicamente studiato in un’immersione cosi lunga) con quadro sintomatologico di disturbo ciclotimico dell’umore, uniti ad incapacità di giudizio e non comprensione degli ordini impartiti dallo staff di appoggio.
D. appare, da subito, molto motivato ad intraprendere un percorso di psicoterapia ipnotica neo-ericksoniana, riferendomi le sue paure personali, le sue speranze e le motivazioni che lo spingono a tentare un record così difficile. Mi accorgo della necessità, tra l’altro più volte indirettamente esplicitata, di essere rassicurato circa l’esito del suo tentativo, visti i fallimenti nelle prove intermedie generali (a 10 e 12 ore) e l’espressa controindicazione al record di un paio di medici. Abbiamo lavorato, nelle varie sedute, sul rinforzo dell’Io [Mosconi, 2008, 1998, 1993] e sull’aspetto rassicurante dell’immersione (proprio di ogni buon subacqueo). In particolar modo, sfruttando altre prove “di coraggio” svolte nel “suo” Lago da Danilo e le relative emozioni positive innescate: “[…] e sai bene quanto una prova riuscita, anche se tra mille difficoltà e controindicazioni, spesso generi soddisfazioni ancora più piene, che ti spingono ad osare di più (lunga pausa)… spesso hai provato a scendere nel tuo Lago e a sentirti a casa… nell’ambiente che per te è più rassicurante… (lunga pausa)… Questo ambiente, con le sue emozioni positive, con le sue importanti soddisfazioni, sarà con te per lungo tempo… fino a diventare qualcosa a cui non dovrai più prestare particolari attenzioni.”. Inoltre, ricalcando la verbalizzazione del prof. Mosconi, si è insistito sulla previsione degli inevitabili momenti di difficoltà che avrebbe incontrato durante la prova: “… e se dovessi incontrare situazioni avverse, che ancora non conosci… non lasciarti fermare da alcun ostacolo… da nessuna difficoltà, non perdere tempo e soprattutto forze, ma fa come l’acqua di un fiume che aggira quell’ostacolo…e poi riprende il suo cammino… solo, ricordati e mantieni la tua direzione, come in una delle tue tante immersioni… (lunga pausa) il tuo inconscio ti darà tutti gli strumenti che ti servono per raggiungere quella meta che ti sei prefissato”. Anche l’anticipazione delle ansie e delle paure, del “peggiore scenario possibile” hanno giocato un ruolo fondamentale nella preparazione: “e tu ben sai, conosci quanto sia possibile, specialmente quando ti trovi nel blu del mare aperto, perdere le coordinate e sperimentare ansia e smarrimento (lunga pausa). Ma da buon insegnante sai anche e insegni ai tuoi allievi a riconoscere quelle paure e contenerle, a leggere gli strumenti, ad utilizzare tecniche per ritrovare la direzione (lunga pausa)… tutte queste risorse, questi modi di pensare fanno già parte di te e ti verranno certamente utili… te le ricorderai… quando sarai in difficoltà…”.
Poche ore prima dell’inizio del record è stata affrontata un’ulteriore seduta di psicoterapia ipnotica, con duplice obiettivo: primo contenere l’ansia inevitabile (anche se non eccessiva), secondo richiamare alla mente le sedute precedenti e aiutare D. a raccogliere le idee e le risorse utili allo svolgimento del record. Da segnalare che, durante la prova, D. rimarrà in contatto con l’equipe medica tramite una maschera granfacciale, dotata di microfono, direttamente collegato alla superficie via radio.
Il guinness e il relativo funzionamento della preparazione può essere riassunto in tre momenti critici:
all’entrata, dopo due ore, Danilo accusa problemi digestivi. Non tanto per aspetti fisiologici, ma per aspetti puramente psicologici. Durante le interviste dirà che si sentiva spaesato, ansioso. E che allo stesso tempo, con più pensava alla sua ansia, con più gli tornavano alla mente le numerose immersioni che aveva fatto e con esse la crescente consapevolezza di farcela.
dopo 27 ore D. mi chiama dal fondo, affermando di voler uscire, di non riuscire a reggere la noia, di non vedere più motivazioni. Mi immergo (in compagnia di un sub esperto) per una partita a dama subacquea. Mentre giochiamo, gli faccio “scivolare” l’idea, già affrontata in seduta, che una volta che si è stabilita una meta, non importa la velocità ma la sicurezza del cammino. Mi risponde, “devo fare come l’acqua dei fiumi? Devo farcela, per voi che mi avete aiutato.”
la crisi più temibile intorno alla 46 ora: per una serie di fenomeni fisiologici si sviluppa una probabile narcosi d’azoto. D. diventa irascibile, nervoso, stacca la comunicazione con la superficie. Inoltre ha allucinazioni: sostiene di essere inseguito da un cane e di voler tornare a galla. Viene modificata la miscela di gas, riducendo le allucinazioni, ma D. rimane scosso. Affermerà in seguito di aver insistentemente ripensato, guidato via radio da terra, alla meta e alle emozioni positive che la vittoria avrebbe evocato. Grazie a quest’ultimo aiuto, D. raggiungerà il record del mondo di immersione, fermando il cronometro a 50h e 7 min.
“Consiglio a chiunque di fare l’ipnosi, indipendentemente dall’attività sportiva, senza questa preparazione non sarei riuscito a concludere il record”. E’ la frase ricorrente nelle interviste post-record di D., che sottolinea come ci sia stata sempre, nei momenti di difficoltà, una “sorta di spinta da dentro” a continuare. E per concludere: i medici dell’equipe, i collaboratori dello staff e gli amici hanno rilevato come l’intera esperienza, soprattutto a partire dalle sedute di psicoterapia, abbia cambiato D. nell’assertività e nella fiducia nei propri mezzi. Ad ulteriore dimostrazione che preparare se stessi significa, prima di tutto, acquisire maggiori consapevolezze, riscoprire le proprie capacità.
DANIELE CASSIOLI: PREPARAZIONE DEL RECORD DI GUIDA PER UN PILOTA NON VEDENTE
Daniele Cassioli, 28 anni, è un atleta para olimpico, non vedente, campione europeo di sci nautico, eletto Atleta dell’anno 2013 dalla federazione internazionale.
Persona con indubbie risorse personali, conosce bene l’ambiente sportivo e, visti i risultati ottenuti, capace di gestire in maniera ottimale la sua disabilità, spingendosi sempre oltre i limiti imposti dalla cecità (è, tra l’altro, anche fisioterapista). Decide nel 2015 di tentare una nuova impresa (tuttora in preparazione): su un circuito di 1900 mt dovrà compiere un giro veloce in automobile (una comune utilitaria) rimanendo sotto il tempo stabilito da un pilota normodotato (circa 2 min e 10 sec). Con D., risulta difficile la somministrazione di test: decido cosi, per capire come impostare la psicoterapia, di visionare le sue interviste, i filmati delle sue prestazioni sportive e di seguirlo nei suoi giri veloci in pista, come passeggero. Da quest’ultima esperienza, in particolar modo, traggo le maggiori informazioni per iniziare ad abbozzare un’idea sulla sua preparazione ipnotica. D. è assistito da un istruttore, che legge la strada limitandosi a pochi comandi precisi, comunicati con estrema tranquillità, anche quando la velocità aumenta e le curve si fanno più difficili.
L’istruttore co-pilota mi segnala la difficoltà di D. a mantenere la concentrazione prolungata quando percepisce di iniziare una prova cronometrata. Sostiene che gli errori, specialmente in staccata e in accelerazione, aumentano sensibilmente tra “allenamenti” e prove ufficiali, quando il tempo diventa la discriminante. E’ necessario quindi lavorare, non tanto sulla paura di guidare un’autovettura senza vedere la strada e fidandosi (solamente) di una voce guida, ma sull’ansia anticipatoria legata alla prestazione: modificare, per quanto possibile, la sua dis-percezione di perdere le capacità acquisite unicamente perché viene rilevato il tempo. Comunico questa rilettura, tesa ad “annacquare” il sintomo, innescando un ragionamento piuttosto profondo sulle risorse e sulle capacità acquisiste grazie alla sua disabilità. Sfrutto, nelle poche sedute finora svolte, la tenacia mostrata nel suo percorso universitario e nella sua professione per superare schemi limitanti: “ … quante volte hai lavorato, con le tue conoscenze, le tue teorie, le tue manipolazioni su pazienti che assistivi… aiutato dal supervisore o in contesti protetti… acquisendo enormi capacità, sicurezze nei tuoi mezzi […] e se ricordi bene, al primo paziente che hai curato da solo… forse hai provato un po’ di insicurezza… ma ti sei reso subito conto che ciò che … sapevi fare… lo sapevi fare indipendentemente che tu fossi solo, sotto pressione… facendolo diventare alla fine quasi automatico… non curandoti più del contesto in cui eserciti, ma unicamente del paziente che hai davanti. E tutto questo è grazie alla comprensione di avere dentro di te tutte le risorse, le conoscenze necessarie per portare a termine il tuo lavoro…”.
Inoltre si affronterà il tema del “compensare” paure e ansie attraverso strategie alternative, utilizzando verbalizzazioni che sottolineino l’immane sforzo compensativo che ha svolto egregiamente nei confronti della sua disabilità. Impara l’arte e mettila da parte.
CONCLUSIONI
La preparazione dei record del mondo, proprio per la loro peculiarità di spingere l’atleta oltre le normali prestazioni, devono essere studiati nei minimi dettagli. L’aspetto mentale, in particolar modo, assume massima centralità. Diversi sono stati i tentativi, in questo anno passato, di superare il record di Bernasconi: tutti “mancati” per difficoltà legate alla sfera psicologica. Gli aspiranti recordman hanno evidenziato come motivo di fallimento, ansie generalizzate, disadattamento all’ambiente, crollo delle motivazioni. Appare evidente che questi fattori sono legati a strutture profonde di personalità e almeno nella mia esperienza, a preoccupazioni e complessità esistenziali che vengono elicitate da un periodo stressante come quello imposto dalla prestazione.
Si tratta allora di approntare una psicoterapia che abbia la possibilità di comunicare e far riscoprire all’atleta, in tempi relativamente brevi, ciò che “già sa”, pescando direttamente dalle sue risorse e dalle sue esperienze vissute. La psicoterapia ipnotica neoericksoniana, che possiede queste qualità e fornisce la possibilità di lavorare in uno stato modificato di coscienza, ha dato prova di essere un validissimo strumento per proporre una crescita che abbracci l’aspetto personale e atletico. In definitiva, si tratta di coltivare, nel dialogo psicoterapeutico, l’intelligenza del sentire, di un dentro che viene progressivamente rischiarato: “la condotta, contrariamente ad un errore molto diffuso, non è retta da fuori, ma piuttosto dall’interno della persona, e, nel caso si tratti di sentimenti, dalla parte più intima di questo interno” Zambrano, 2008
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Zambrano M. Per l’amore per la libertà. Tr.it. Marietti, Genova, 2008